clonate 45 milioni di carte di credito

WASHINGTON (6 agosto) - Forse è un fan del bomber juventino. O forse è solo un caso. L'unica cosa certa è che l'hacker-ladro più ricercato al momento, reo, insieme a 10 persone, di aver compiuto la più grande truffa informatica dei tempi, ha scelto come nickname "Delpiero". Ed è proprio lui, l'unico a cui le autorità Usa non sono ancora riuscite a dare un nome, mentre il resto della banda è stato identificato: tre americani (tutti di Miami), un bielorusso, un estone, tre ucraini e due cinesi. «Cause come questa - ha detto il procuratore generale degli Stati Uniti, Michael B. Mukasey - inviano un messaggio chiaro ai criminali: ovunque voi siate nel mondo, vi manderemo in carcere».

La truffa. Gli undici (ma non sono giocatori di calcio, solo ladri travestiti da hacker) hanno rubato 45 milioni di carte di credito o bancomat, la più grande truffa informatica di cui le interpol internazionali siano a conoscenza. La squadra di hacker aveva venduto per anni le «identità» delle carte di credito di milioni di clienti attivi sul mercato americano semplicemente copiando i numeri delle loro carte ogni volta che le usavano in un grande magazzino, ad un bancomat o in qualsiasi altro megastore. A capo della banda un americano di Miami, Albert Gonzalez, hacker noto come 'Segvec' che rischia l'ergastolo per le accuse di frode informatica ed elettronica, violazione dell'accesso a sistemi informatici, furto d'identità aggravato e cospirazione.

Gli esordi. I ladruncoli informatici sono in azione dal 2003, quando fu perfezionata presso un BJ's di Miami la prima truffa attraverso il cosiddetto 'wardriving'. Con i propri computer portatili gli hacker frequentavano i centri commerciali dotati di wi-fi. Restando in auto riuscivano a prendere il segnale del wi-fi e da lì, di nascosto, entravano nei sistemi, per poi installarvi dei programmi detti 'sniffer' in grado di catturare numeri di carte di credito, password e altri dati personali dei clienti di quello specifico megastore. L'attività criminale si è protratta a lungo presso un Marshalls di Miami, la cui banca dati è stata violata ripetutamente.

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